domenica 23 marzo 2014

I colori riapparsi (il Cenacolo di Castelfranco di Sotto)



Mattina di marzo, resurrezione di vita nel castello divenuto paese, e ora buco di ciambella per una comunità fluida, comodo modello delle città frammentate sognate dall'archeologo nel buio delle cantine di Lucca.
Riappare il Cenacolo srotolato negli anni di gioventù con amici che furono allora giovani e appassionati, eros e passioni sangue e cuore per la vita e per il passato sotto i piedi e sulle colline di là dal fiume, conchiglie ossa cocci di tutto un po' brame onnivore e per molti effimere.
E anche la passione sregolata e vitale di ritrovare i colori della tela arrotolata, tirata fuori nonsisacome e nonsisadadove, oli sbriciolati, ma fuoco e voglia di vedere, nel pianto del lavorio di cipolle. Anno '75, più o meno, si partiva militari, si sperava, si temeva, anni di piombo e di cieli che avevano sapore di futuro.
Riappare, una mattina, e i colori non hanno il sole, ma dal '75 son nate le macchine digitali, pupille che trapanano il buio, se si tara il bianco e giocherella con l'esposizione, i volti degli Apostoli, stanche macchie di qualche pittore di Diosadove, pennello per contadini, ma non privo di passione e rigore, e, per l'archeologo, i vetri dei Seicento, calici bicchieri bottiglie strane salsiere e coltelli che sembran scimitarre. Riapparsi un po' tardi per dar colore e volti alla Castelfranco del Seicento, devozioni stemmi di famiglia tombe, ma in tempo per dar colore al marzo di quasi quarant'anni dopo.

Nessun commento:

Posta un commento

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.