domenica 2 marzo 2014

Il dodicesimo castello (Pietracassa di nuovo, nel vento che sa di primavera)






V'è agio di riandar dai castelli di Garfagnana a quelli che vedono le piane le colline e il mare, nel viaggio per Pietracassa (o Pietra Cassa), dai giorni dell''82 a questi che godono la luce di primavera nel vento dell'inverno.
S'arriva a dodici, più o meno, grossi o piccini, rapidi o lunghi nelle ascese e negli scavi e nel ricordo degli amici, Verrucole e Poggio e Castelvecchio e Castelnuovo, la Torre delle Monete, Montecatino, passione di gioventù, e Paolo sempre, anche a Castagnori, Medioevo trovato sulla strada degli Etruschi, e le mura d'Altopascio, Marti rossa di mattone e del fuoco delle mine, dieci e più anni son passati con Augusto Ruggero Daniela e le Pie Donne, i castelli di Valdera, salire ad Alica per il palazzo di pietra dei vescovi di Lucca e l'eleganza somma di Nadia, la torre di Villa Basilica. I numeri non sono per gli altius intuentibus, avrebbe chiosato Tacito dopo aver dato i punteggi di Augusto, forse l'emozione dell'olla schiacciata sotto le mura di Montecatino val più di ogni altra, chissà, nel suono delle attese e rivista nei toni di metallo delle diapositive.
Ma l'ultimo castello, che conosce il mare e la Valdera, che sa di Rinascimento nelle storie di Pier Capponi nelle lettere dell'Uguccioni nelle feritoie per falconetti passavolanti colubrine o altre diaboliche invenzioni, di Medioevo e di Crociate nelle torri che segnano la ritrovata seconda cerchia, e poi il mastio, capolavoro di un architetto eccellente che dà vita al rudere conservandogli il profumo dell'erbe e delle rovine, ha un fascino non da meno, quando un raggio di sole s'infrange sul mastio e sulla Pietra Cassa, e taglia la Valdera, dai cippi del '78 alla Giuncaiola.
Per la terza volta sta per colorarsi la prateria mossa dal vento, di mare e di Volterra.

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