lunedì 16 settembre 2013

La cioccolata lucchese di Alessandro & Enrico (la trembleuse con la lanterna)



Piatti infiniti con fiori e petali in chiazze di verde e rosso sul bianco stanco dell'ingobbio, ingiallito, Lucca dei tessitori dei servi dei braccianti negli anni di finezze aristocratiche al declino, qualche verde di Montelupo, spirali, fiorellini su smalti non troppo più bianchi, e poi, scheggia di colori, per la mano felice di Alessandro & Enrico, con Elena un po' in là, che scoprono le storie sepolte nelle mura di Lucca, misteriose cloache, torri che torreggiano immergendosi nella terra, fiumi e canali che si svelano nel segno della Planorbis, la trembleuse guizzante della Lanterna dei Chiodo, prima metà del Settecento, piattino per cioccolate e bevande preziose, di cui non perdere neppure un goccio; luci pariniane, appena un po' più antiche, nella massa dei segni dei 'subalterni' (memorie di anni Settanta).
Fiori a colori, figure memori del Magnasco, si direbbe, l'insegna della famiglia, fiera del suo servizio come lo erano quelle di Lucca raccolte da Sergio (Nelli), tutta da scoprire, ma l'archeologo è figlio della pazienza, e un rapido salto in Lombardia per ritrovare, nel segno della Lanterna, tutti interi, fiori e figure, e dare alle fatiche estive di Alessandro & Enrico, ed Elena un po' in là, Ilaria ancora più in là, la stupefatta meraviglia, ridondante come i fiorellini dei Chiodo contraffatti ad Albissola – c'insegna il Barile in pagine preziose gialle come l'ingobbio  dei vasai di Gello, scoperti e amati con Carlo e Ruggero e Consuelo, tanto lontani in questo autunno che ritrova i colori dell'autunno di Gello.


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