sabato 14 settembre 2013

Fiori etruschi (di Pisa)

Due stagioni della vita per ritornare all'abbazia che fu castello e ora è anche quasi pollaio sull'Arno, San Savino, storie di Longobardi Benedettini Camaldolesi, un parroco affabile e appassionato, un terrapieno che si scioglie, e orditi di mura da decifrare.
È identico, seppure celebrato alfine dalle ottiche digitali, il raggio di sole che rimbalzando fra pietre che sanno del secolo XI o del XII iniziale, disegna le finezze ioniche dei fiori tardoarcaici, di loto, e l'intaglio delle palmette, nel giallo degli anni di un marmo esotico o forse figlio delle Panie.
Pisa e i suoi anni di mare e di fiumi, verso Massalia, la Corsica, Focei, Langlotz, le basi con le teste d'ariete, riscoperte di anni perduti, linguette, fiori di loto, tralci appesi e intrecciati su bulbi sempre conosciuti e riscoperti per ricomporre anni dei quali or si sa tutto, anfore impasti microclastici santuari urbani e rurali traffici Ioni MAPPA ecc. ecc. e dove sono gli alvei e dove i villaggi che fan Pisae e gli Alfei ...
Ritrovare le emozioni degli anni in cui le tavole del Lasinio svelavano la velata Pisa degli Etruschi e del Tirreno, nel raggio che rimbalza sul fiore di loto e sfuma sulla palmetta.

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