Riemerge da cassette con un po' di polvere, e nella memoria di antichi studi, altrettanto soffusi della polvere degli anni e dell'oblio, il frammento con l'Arme del Comune, punta e pennello in giallo e verde, fine del Quattrocento o inizi del Cinquecento, tracciato a graffio dal ceramista venuto dal Po e dai suoi affluenti a Lucca per colorare mense di patrizi e di plebei, di monaci e di frati e dei loro assistiti con facili segni di vita. Campitura a tratteggio, rotellatura del fondo, siepe di graticcio stilizzata, e perduta la cornice sulla tesa, ma lo scudo ovale con il bianco e rosso del Comune sopravvive, seppure il rosso sappia d'arancio, quasi marrone.
Metafora di tante storie, di uomini di istituzioni, di secoli che passano, dell'archeologo che li investiga e vi legge la propria storia.
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