giovedì 22 dicembre 2011

Il giorno del solstizio d'inverno al tramonto




È di fuoco, nel volo delle garzette, la fine del Giorno del Solstizio d'Inverno, attesa di un nuovo sole.
Orizzonti visti infinite volte, che si caricano del ricordo di amici perduti e sempre presenti, nel profilo del Monte Castellare, crocevia di itinerari del III secolo a.C. e di pensieri, snodo fra la Terra di Qua e la Terra di Là, Targioni Tozzetti e le ascese in Vespa degli anni Settanta, le immagini lette da Marcello Cosci, l'inverno della scalata nel vento, con Marcello e Consuelo, il primo degli anni di vie condivise per ritrovare la Terra dei Quattro Fiumi.
E con Augusto, amico antico, dei giorni che gli Etruschi di pianura, a Ponte Gini, rivelavano la loro storia sincrona al Monte Castellare, ancora con la passione che sa metter le vele nel vento d'inverno, per ritrovare nella terra arata dove le terre che coprono la torba incontrano quelle sui ciottoli dell'Auser perduto, gli ultimi segni del villaggio dell'Età del Bronzo, Ai Cavi di Orentano, fra le Cerbaie e l'Auser.
Non son più giorni né anni per sognare nuovi scavi, per immaginare che la terra si sveli all'archeologo con la danza dei pali e dei focolari che regalò in anni persi nelle nebbie del tramonto, a Domenico e ad altri amici che il lavoro spande per l'Italia.
Sono le ore del Giorno del Solstizio, splendido nel sole del tramonto (un po' eccitato dai trucchi digitali).
E da domani inizia l'attesa della Primavera.

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