domenica 6 marzo 2011

Gli scavi di marzo, sotto l'ultimo sole d'inverno (ancora Paolo & Silvio alla Murella)




«I giardini di marzo si vestono di nuovi colori
E le giovani donne in quel mese vivono nuovi amori
Camminavi al mio fianco e ad un tratto dicesti "tu muori"»

Arrivano il sabato immagini lancinanti di nostalgia, gli scavi di marzo come i giardini di marzo che si perdono nella memoria sonora di una gioventù perduta per l'archeologo Senzanome.
Al sole che fa fondere le nevi dell'altra Pania con le nuvole di un cielo che promette pioggia se il vento della Padania non spazza il Sacro Selciato, si presentano le età della vita degli archeologi che nella solitudine sonora delle acque che balzano nel Serchio scoprono segni della terra, Segni dell'Auser come pochi altri, se gli Etruschi della Murella bevevano dal sacro fiume. Una pausa, nel cronoprogramma che scandisce le ore del nulla, per ricordarsi e ricordare all'archeologo lontano, derubricato, che qui si ritrovano le pagine della storia, le lacere memorie di storie ritrovate mentre altrove si discute della purezza dell'atto in sé. E pensare che neppure da giovane, mentre suonavano struggenti anche allora i Giardini di Marzo, l'archeologo Senzanome sopportava l'atto in sé e le nevrosi delle teorie.

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