venerdì 29 ottobre 2010

Il lacus di Sara e i giorni di Dioniso fra l'Arno e l'Era



Per il verde esangue dei pantani fra l'Arno e l'Era e il remoto Arme, andando verso il verde delle Cerbaie, si arriva all'archeologa che estrae dall'impasto di limi generato dai tre fiumi memorie inattese di un atteso passato. Tracciate dalle invisibili linee dei decumani e dei kardines di una centuriazione appena sognata seguendo lo stanco profilo di un veterano di Augusto, emergono dal fango le faglie di strati che con i colori delle terre sepolte evocano gli anni di guerre civili di Roma, e le masse cementizie che disegnano il lacus che in giorni come questi o poco prima avrebbe generato il vino dell'Arno, il Florentinum della Coena Cypriani o il frutto della uva Pariana di Pisa celebrato da Plinio.
Quasi volando sul fango che impasta i relitti del granturco e le trincee di nuovi acquedotti, Sara dà conto del suo impegno, mentre porta luce nel bianco del cementizio e nel rosso del signinum o come vogliano i raffinati esegeti dei segni del passato chiamare l'impasto di cocci tritati e cementi che accoglie il catino purificatore.
È questa la stagione del vin novello, la vendemmia è appena passata, la festa rurale di Dioniso che rigenera il mondo dall'uva spremuta e dal vino che dà tregua ai dolori della vita.
Un autunno festoso, con i verdi colori della primavera, per Sara che celebra i giorni del Vin Nuovo.

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