lunedì 19 luglio 2010
Castelfranco di Sotto nel Medioevo: la notte
Sono colori e ghirigori i segni del castello perduto nelle carte dei Signori della Dominante, i Capitani di Parte, colori filiformi che si allargano in incomprensibili segni di porte turrite e torri, mattoni riusati in cento altri modi, dopo che il Granduca ne decretò la fine, inutili segni di un passato di castello.
Son macchie di colore di verde di rosso di nero i segni del paesone del Settecento, terra di contadini e di preti, di mezzadri e di fattori di signorotti di città.
In una fervorosa sera d'estate in cui l'antico castello che fu dei Castelfranchesi e dei Lucchesi, dei Castelfranchesi e dei Fiorentini, è paesone inanimato raramente popolato di Castelfranchesi e di Figli dell'Africa, del Senegal e del Marocco, e di qualche vagante dai Balcani, i colori si son popolati di suoni, di tamburi e di bandiere dei giovani discendenti dei castellani del Trecento e degli emigranti del Sannio di cinquant'anni fa. Il Medioevo-Rinascimento fantastico, figlio dei filmoni degli anni Sessanta, con memorie degli affreschi di Benozzo, che rimbomba nelle terre di Toscana nelle Feste di Paesi e di castelli, sirena artefatta e suadente di un passato che si tocca con mano ma è tremendamente ignoto.
Brava l'Assessora, a mescolarlo con le lampade devastanti di un museuccio nutrito dalla fantasia giovanile di chi quasi vecchio ora lo vede compiuto, opulento nella povertà dei suoi elusivi frammenti, malamente lavati ad uno ad uno, studiati infinite volte, per trarre dai colori delle severe tavolozze medievali le immagini e la vita del castello perduto.
I pifferi e i tamburi, in una ardente sera d'estate, seducono i curiosi alla festa dei pochi intimi, divenuta per qualche minuto se non festa di tutti almeno festa di tanti.
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