sabato 17 aprile 2010

Romani e Longobardi in una stanza




Son fieri Rodolfo e Sergio, davanti alla cintura del vir magnificus di Santa Giulia di OPiazza del Suffragio appena ricucita, appena centocinquant'anni dopo il ritrovamento fra pezzi di pavimento divenuti cassa sepolcrale, e la gloria del Comune di Lucca che la salvò si consuma nel vetrinone centrale della stanza in cui Romani e Longobardi di Lucca rivivono per lo scarso pubblico che penetra nei saloni che furon di Paolo e forse di Ilaria.
Freschi di terra, salvati dalla serena forza di Alessandro dalle viscere di Via San Giorgio e dalle triplici sequenze di discariche, si aggiungono alle chincaglierie degli arimanni, con le croci d'oro a dettarne lo status, i cocci giunti dall'Africa e le lucerne rifatte su stampini consunti, matrici di chi aveva perso il contatto con il mare; o forse no. Profumi e oli, oli per condire (?) e per illuminare, il vaso per fare un po' di pappa, la cintura, le placche malfatte e i sax divorati dalla ruggine. Un po' poco per un secolo e più di storie atroci, chiusi dentro mura come ora dentro una stanza.
Il visitatore passa, speriamo di attrarlo con la colomba noetica che s'adagia sulla lancia del guerriero, a difenderlo dai leoni che s'annidano dentro di lui, a farne pavoni come a far di lui il vaso ricettacolo d'ogni bene. Domine ad adiuvandum, come grida il guerriero dallo scudo ...

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