mercoledì 10 febbraio 2010

Torture per una città romana



Si entra da una botola nell'archivio della storia della terra, dove muri eretti e demoliti tre e più volte raccontano all'archeologo che affronta l'umido del suolo e l'umido delle pareti nascita vita morte di una città romana, rinascita di strutture fra Tarda Antichità e Alto Medioevo, recupero di pietre per le torri del Medioevo, i palazzi degli aristocratici dei Seicento e del Settecento, nuove risorse urbane, PIUSS privati, si direbbe, ai giorni del terzo Millennio.
Non c'è da meravigliarsi, è assai bravo Alessandro a districarsi fra spianamenti e spolpamenti, con la colla attaccata alle suola e luci che diffondono il fumo di irrinunciabili sigarette; e dunque dall'impasto di argilla e calcinacci si delineano, appena appena rifatte dal solco delicato dell'archeologo estetista, le doppie e triplici fosse di spoliazione che narrano di miserie dell'Alto Medioevo, il focolare di chi puliva le pietre e scaricava gli avanzi, e poi dalle fosse di spoliazione, in un 'inverti colori' ala Photoshop, i muri che già furono di horti e domus, e gli anni di Augusto che non sono quelli cantati da Virgilio e Ovidio, anche se qualche pezzo d'Arezzo portava anche qui, fra i veterani di Filippi e di Azio sopravvissuti agli sgozzamenti delle guerre civili, e i loro figli, la dolce vita della capitale, così vicina e perdutamente lontana. Ci si contenta di un relitto di cementizio con inserti di scaglie, come celebrano le Vestali dei mosaici, salvato e sepolto da un pacco di terra di campo, salvato dagli spoliatori, salvato da chi dilata in basso gli spazi della città, ritrovando l'antico. L'archeologo devotamente recupera il cadavere, e dà sepoltura onorata, postremo munere mortis.

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