domenica 15 novembre 2009
Giorni di novembre, giorni di Osiride, giorni di Rutilio a Falesia
Giorni di novembre, con acqua e cielo che si fondono, e il giallo è solo un tono di grigio ... i giorni della festa dei rustici di Falesia, allegri per qualche attimo, per qualche ora, davanti agli occhi compiaciuti del senatore della Gallia, gran signore. Finissima erudizione, per la data della festa dei giorni in cui le piogge fanno spuntare il verdeggiante auspicio di nuova vita, o di vita che continua: 28 ottobre, primi di novembre, dal 15 al 30: i filologi, peggio degli archeologi. Facile battuta, così come facile è sproloquiare che per i disgraziati contadini della Tuscia – annonaria o suburbicaria non è il caso di distinguere – doveva essere assai più vicino del Dio cristiano celato in nuove basiliche lucide di mosaici e dalle diatribe dei concili, il dio che rinascendo nel verde novembrino faceva intravvedere, fra i dolori della guerra e i dolori dei domini, almeno la continuità di vita, miserabile ma vita, e allegrata dal primo vino (novello della Maremma, o della Val di Cornia): Osiride. La festa rustica che leggemmo nella statuetta di giallo antico di Volcascio, perché così un tocco di colore arricchiva l'opaca massa di cocci scaricati sui fianchi di un monte immerso nell'umidità dei boschi di Garfagnana; le devozioni pastorali di Dafni e Cloe che fan risuonare le grotte delle ninfe della Pania e di Soraggio di pastorali suoni perduti, delle primizie affidate alle dee perché si moltiplicassero, nella scodella forma Hayes qualcosa con stampini Hayes qualcosa.
Lucca cristiana, cattedrali e grotte delle Ninfe, Rutilio e l'antica passione, le attese dei rustici e il senso del potere delle aristocrazie militari, devote all'imperatore e alla sua fede (Costante e Giuliano): narrare agli altri è per prima cosa narrare a se stessi, ricostruire da un sottile strato di cocci medioimperiali, fra qualche buca che si vuol dir di palo, la capanna di Dafni e la festa di Falesia, ottobre-novembre 417 d.C. E l'importante è convincersene, sedotti dai colori del Vergilius Vaticanus, dai pupazzi del Vergilius Romanus.
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