lunedì 11 febbraio 2019

Il perfetto senatore, architetto e cacciatore


Si naviga a casaccio, fra le pagine degli Scriptores Historiae Augustae, per finire a Limite sull'Arno, località Oratorio, una enigmatica villa cercata vent'anni fa, occulta, celata come mistero eleusinio, e ora splendida di mosaici, colori storia. Un Pretestato, i suoi mosaici, un po' bruttacchiotti, certo, ma si sa, la storia poi si fa con i fatti e le cose, non con il Bello e il Brutto. E simpatico incontro con Beatrice, un'estate passata che talora sembra da un secolo, uno speculare ricorrersi di esagoni, absidi, curvature, speroni, sostegni. Quasi come ad Aiano, emula di arzigogoli murari.
Fabricarum peritissimus, marmorum cupidus, nitoris senatorii, venationum studiosus. Il perfetto senatore che disegna sotto le mentite spoglie di Claudio Tacito imperatore di pochi mesi l'autore eteronimo della sua vita, giornalettismo pamphlettistico che cela l'immagine del senatore perfetto quale si immaginava, un po' fuori dal mondo, nell'anno Domini 400, un po' prima o un po' dopo. Austero di costumi, sobrio a tavola, ricco ma senza sfarzo. E poi architetto faidate, nel lessico di Palladio, e ovviamente cacciatore, e di cinghiali: che altro?
Ritratto perfetto del Signore del Valdarno Medio, quale Federico e le sue donne ce lo propongono. Mancano i marmi, non si può aver tutto, verrà fuori la cucina con il suo pane secco, e di gioielli c'è poco da attendere; ma il dialogo di esagoni era per lui, il Pretestato che sarà Vettio ma anche no, ma poco importa, l'ostentazione del suo essere fabricarum peritissimus. Tanto da metterlo per iscritto, nella memoria del marmo.
O così svagella l'archeologo rottamato.

Nessun commento:

Posta un commento

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.