mercoledì 26 dicembre 2018

Ridare volti ai togati antichi. Antonio Novelli, il Castelfranchese, e i rigenerati fiorentini



Incontri e apparizioni a Casa Buonarroti, assai in ombra nel furore del Bello Fiorentino, ci si va per la Vasimania di care amiche, il Dempster, le origini, le lezioni antiche di Mauro Cristofani, da rivivere quarant'anni dopo,
E si ritrova il concittadino illustre, incontrato nei versi sbilenchi del Franceschini in quegli anni Settanta, remoti, ma chi era allora, Thieme-Becker e poc'altro da leggere. Oggi tac, Google risolve con la generosità della Treccani tutte le curiosità sullo scultore cui fu patria Castelfranco del Valdarno di Sotto, cui die' gloria Firenze nel Seicento. Grazie Dimitrios Zikos, grazie Treccani. Tutto, quasi troppo, per Antonio Novelli, il Castelfranchese. Anche per lui, a Castelfranco, nemmeno una strada. Certo, non è che si vada a leggere Zikos per diletto, e una visita alla chiesa degli Antinori, seppure in Via Tornabuoni, è evento raro ...
Barocco radicato nell'ultimo Manierismo, e dedito anche a ridar volto all'antico, anno 1627, i togati di Florentia ritrovano teste e braccia, filologica restituzione con pietre diverse, sguardi patetici, ma si sa, ogni epoca vede le altre con propri occhi, vi vede parte di sé.
E un po' di sé ritrova l'archeologo pensionato, non più archeologo, che voleva dare concitati volti barocchi alle sue smosse terre, un poco tristi.

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