martedì 6 ottobre 2015
I colori di Marti (per Daniela Pagni, qualche giorno dopo)
Si dovevano ritrovare i colori di Marti, novembre 2002, cielo disperatamente azzurro e il rosso fulgido del mattone pisano, per Daniela, che l'ultimo giorno di settembre se ne è andata, forse nel suo stile, chissà.
E nel volgere di una telefonata, Ruggero e le condivise amicizie e le condivise passioni e i condivisi lutti, nel segno dell'azzurro di Marti e della Terra dei Quattro Fiumi, sogno dissolto, tutto ritorna.
Balbata e la via romana, sognata genialmente, ogni segno della storia nella terra fra Chiecina e Ricavo, ma anche oltre, Scannicci e gli Etruschi e le Melorie, la ricerca del muro del Bastione, la sua storia che solo Monica e le sue amiche potevano chiarire, ma Augusto e Ruggero e altre amiche raccontarono, e poi la via e la fornace, i giorni di Varramista e di Montopoli, gli Etruschi della Granchiaia, il Bronzo Finale di Monte Formino e l'enigma del Priapo, un po' risolto, ma non tanto da soddisfare la curiosità di Daniela, la sua sete di sapere. Sempre pronta a porre due nuove domande per ogni risposta data, e a dubitare di questa. E le telefonate infinite, i perché e i percome, sempre pronta a fare da regista ad operazioni impossibili. Perché nulla trovava impossibile alla sua passione.
Il magico verde dell'autunno, nel sole che guarda lontano il mare, il campanile di Marti, il rosso del Bastione e il rosso della Pieve. Nov 2002, dice la stampa.
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