giovedì 20 agosto 2015
Gentucca in San Francesco, tra il Poeta e i cavalieri di Germania (molto di moda)
Ritornano i giorni di Gentucca, in San Francesco, passeggiate nell'archeologia di una città fra Duecento e Trecento, passioni senili e giovanil baldanza.
E giacché son di moda, come nel Duecento e nel Trecento, i cavalieri tedeschi, folgorante braccio ghibellino contro i fanti di Firenze e di Lucca a Montaperti, dono (a caro prezzo) di signori di Lombardia al Signore di Lucca nel giorno dell'Altopascio, il passo di Gentucca, lasciato il dolce conversare con il Poeta, trascorso qualche anno dopo, si muove verso il nido della tirannide di Castruccio, torri e mura per assicurare la signoria sulla città ostile, invenzione (forse) del duce lucchese, esempio per Visconti Gonzaga e Terre d'Este, il Castello in Città.
Marmo di tombe di cavalieri, un po' impolverate, un po' obliate (ma non troppo: messe in un angolo della memoria), molti cavalieri venuti di Germania, qualche sodale d'Italia, nella fortezza croce dei Lucchesi, affidata a Pisani del contado, buoni a rompere un po' di maiolica arcaica rigorosamente made in Pisa. Niente da lasciare alla città dominata, se non l'odio e un po' di cocci rotti, reliquie religiosamente raccolte seicentocinquant'anni dopo. Tracce dell'Augusta, il segno di potere di Castruccio, l'aquila che ancora veglia sulla Porta a San Romano, con il sonno di ferro dei cavalieri.
E incontri di gentildonne e poeti, clangore di armi, immagini di tombe e segni della terra in San Francesco, monocromi e bicromi, da lumeggiare con i colori del Codex Manesse, bel regalo di Heidelberg, visto che la Germania è di gran moda. Per Deodato e le sue languide damigelle altri giorni.
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