venerdì 19 giugno 2015

Il Barbie boy neoclassico

Nuda massa di terracotta, un velo forse d'ingobbio, nel pupazzo finito con masse immani di tegamini e pentole, un po' di tâches noires (che poi son nere onde su mare marrone), e si ritrovano le pagine d'antico maestro allora giovane, statuine da presepe e nude terrecotte della Crypta Balbi, pagine vagheggiate di magisterio assoluto, Johan Cruijf (gli anni eran più o meno quelli) dell'archeologia, dai Sesti alle medaglie devozionali, sempre supremo. Passano gli anni, si sa, ma i classici restano con le memorie di gioventù.
Ma ci sarebbero voluti gli Aqua, un po' di anni dopo, per scoprire che la Barbie esisteva già nel Settecento, nuda figurina (di maschietto invero) da vestire a piacimento, soldatino o santo o devoto o pastorello. E al Barbie boy di Lucca, liscio di superficie e quasi asessuato (ma non del tutto), il compito di aprire un interno degli anni della Conservazione, della Rivoluzione, della Restaurazione.
Un pupazzo nudo e liscio, quasi asessuato, buono per le vesti di contadino signorotto sanculotto seguace di Elisa prete soldato di Napoleone e cortigiano. Buono questo per tutte le stagioni, con panni appena alla moda.

mercoledì 3 giugno 2015

La pentola di Viareggio (ovvero: la pentola della nonna da Vallauris alla Versilia)




Ventitré anni, perché il lavoro dell'archeologa fiorente delle sue prime passioni trovi un lettore, venti minuti per leggere un bollo, strato 0 a contatto con US 5, ultime discariche in cantina su masse riversate ai primi dell'Ottocento (si direbbe), tâches noires innumeri con un fiorellino del Levantino lo dichiarano (-erebbero).
E poi si vola sulle onde della rete, lo stupore di VIAREGGIO, certo da leggere, con un M MAUREL, e non ci vuol molto per scoprire il signor Marius Maurel, forse figlio di François – anno 1873 a Viareggio e al Golfe-Juan – industriale potente in lavori di terra a Viareggio, ai primi del Novecento, dice quel che lo snippet di Google Libri regala.
Pentole di Provenza fatte a Viareggio, ritrovate a Lucca, ventitré anni fa, e questa volta si può indulgere a Gaetano Chierici e ai suoi fanciulli scalzi e lieti – l'età l'epoca la miseria, forse meno allegra, dei nonni dell'archeologo – per far rivivere la pentola di Provenza fatta a Viareggio. La pentola della nonna.

lunedì 1 giugno 2015

Brocche da terra e da mosaico




Brocca di bronzo martellato, qualche rigonfiamento sul collo troncoconico, corpo cilindrico schiacciato da una martellata o una pietrata, ribattiture, l'ansa è persa, così anche il fondo, e terra umida di buche scavate volte infinite, forse da ultimo intorno all'anno Mille; brave archeologhe di Lucca che la documentano in situ, apprestamento di pietre, bocca di mantice, suggeriscono, ma restano i tanti enigmi degli scavi perfetti che non danno alibi. E poi i maestri antichi del restauro che non hanno la TAC, ma con Rx sanno ancora far portenti, le martellature risplendono in attesa che il bronzo ritrovi luce.  E poi la Bolla che la classifica, sarà il tipo g, pare, tardo, di Alamanni e Bizantini e antiquari di ogni epoca. Perché le brocche durano, come sa chiunque abbia in casa la brocca di rame della zia che era poi della sua nonna. Un secolo e più, non ci vuol nulla ...
E soprattutto dalla Bolla all'Imperial Palazzo di Costantinopoli, risorge la brocca, un po' diversa ma molto simile, sua cugina, più che sorella, con il nativo color del bronzo, sulla discinta spalla di donna severa ed elegante, con orecchini di bronzo, sarà la seconda metà del VI perché c'è da dubitare che Eraclio avesse tanto tempo da dedicare ai mosaici ... Anni di Agathias e Narsete a Lucca, Città di San Frediano da integrare, ma gli additamenta, si sa, e i ripensamenta sono il sale dell'archeologia.