venerdì 19 giugno 2015

Il Barbie boy neoclassico

Nuda massa di terracotta, un velo forse d'ingobbio, nel pupazzo finito con masse immani di tegamini e pentole, un po' di tâches noires (che poi son nere onde su mare marrone), e si ritrovano le pagine d'antico maestro allora giovane, statuine da presepe e nude terrecotte della Crypta Balbi, pagine vagheggiate di magisterio assoluto, Johan Cruijf (gli anni eran più o meno quelli) dell'archeologia, dai Sesti alle medaglie devozionali, sempre supremo. Passano gli anni, si sa, ma i classici restano con le memorie di gioventù.
Ma ci sarebbero voluti gli Aqua, un po' di anni dopo, per scoprire che la Barbie esisteva già nel Settecento, nuda figurina (di maschietto invero) da vestire a piacimento, soldatino o santo o devoto o pastorello. E al Barbie boy di Lucca, liscio di superficie e quasi asessuato (ma non del tutto), il compito di aprire un interno degli anni della Conservazione, della Rivoluzione, della Restaurazione.
Un pupazzo nudo e liscio, quasi asessuato, buono per le vesti di contadino signorotto sanculotto seguace di Elisa prete soldato di Napoleone e cortigiano. Buono questo per tutte le stagioni, con panni appena alla moda.

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