venerdì 1 maggio 2015
L'ultimo fiore barocco, i primi gigli di primavera
Il tepore d'aprile fa risorgere dalle acque d'inverno i primi gigli, rinati per la sesta volta dacché si scrivono queste pagine, lavaggi curiosi fan riemergere dai frutti della terra rimossa dalle archeologhe di anni altrettanti e anche più l'ultimo fiore barocco, popolaresca mano di vasaio di Montelupo degli anni dei minuziosi fiorellini di maioliche neoclassiche, dichiarano poche pennellate di verde sul fondo dell'alzatina, mutila quel che basta per lasciare l'enigma sul decennio 1760, la guerra dei Sette Anni, granduchi venuti d'Austria, alluvioni e bonifiche, reggenti ecc. ecc. E la Repubblica incerta fra i vasi di Toscana e le novità cupe di Liguria.
Seriale fiore figlio di nature morte di un secolo prima, buono per boccali, per dar sentori a vini di osteria e per alzate allegre di tre colori per la frutta che le riempie. Arte plebea, conservativa, antiche lezioni, mai dimenticate.
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