venerdì 16 agosto 2013
L'Unicorno nella vigna di Vagli (e gli anni del Ferro Apuano)
Storie di una valle immersa nelle Apuane, raccontate dalla terra prima e dopo che l'ottobre del 2008 e fatiche piccole e innumeri le illuminassero nel segno della Fanciulla di Vagli.
Con Paolo dopo che con Silvio i minimi resti di orcioli e olle divengono testimoni degli anni di chiese e Longobardi di Garfagnana, si percorrono all'inverso le vie del ferro dei Secoli di Ferro, scaglie di ematite estratte o raccolte sulle Panie e trasformate sulla riva del Fiumicello che divenne Edron o sui ripiani dove sorse il castello di Roggio.
I Secoli Bui e gli Anni di Ferro, quando Vagli era Vallis, la Valle per eccellenza, si rischiarano del marmo apuano, quando l'amico barista dischiude le porte della limpida chiesa a mezza costa, che oggi è di Sant'Agostino, meravigliosa creatura romanica forse anche per opera del rifacitore del secolo andato.
L'Unicorno visto a Lucca e a Orbetello, segno misterioso e facile dell'Alto Medioevo, appare sul capitello che il cubo dichiara degli anni degli Ottoni o un po' dopo, anche gli Enrichi, lo stile anche, curve morbide e code tortuose, ma il segno è memoria dei modi degli anni che la Garfagnana pullulava delle nuove chiese e del fervore dei Longobardi di Liutprando e dintorni.
Il cristologico Unicorno che divaga nella vigna, il Leone che altrove lo affronta qui distinto, storia di un altro capitello, fuso in geometrie raggiunte da una coda interminabile che chissà cosa narravano negli anni del Ferro Apuano ai cercatori di metalli che vagavan per le Panie i castagni i pascoli gli orti.
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