lunedì 11 febbraio 2013

Il sottile filo in nero bianco blu (i Frammenti di Castelvecchio)



Un sottile intreccio di fili blu e neri e base in bianco, per legare giorni antichi nell'arsa terra d'Africa alle fatiche della Garfagnana, oggi bianca di neve e remota quasi come vicina, agli scavi solatii del Castelvecchio, estate del 2004, Paolo e Silvio ancora, e il sogno di un castello risorto come nelle favole e nei film fra il risuonante scroscio delle due Acque che divengon Serchio.
Anni del Duecento, dicono i coni di Toscana di Parma e di Bologna, confermano i documenti notarili tanto minuziosi quanto alieni alla realtà (come han da essere gli atti perfetti, tutto previsto, nulla – o quasi – in atto), e fra le pentole per la zuppa di Garfagnana, con labbro più o meno modellato per la gioia degli archeologi tipologi come un dì antichissimo provò ad essere l'Archeologo Antiquo e oggi ne ne può più, di misure centimetri spessori colori variamente colorati, tavole perfette eccetera eccetera, odiosamente inutili come VIA VAI VAS e VENGA, spunta lo smalto bianco con pennellate in blu, venuto dall'Africa negli anni di Federico e di Luigi, re e imperatori con le torride terre di Tunisi davanti, e i Pisani facevan patti e trattati.
Appena più interi, da un museo cercato per statue e mosaici, i colori del Maghreb per i colori della Garfagnana, il secolo in Blu e Nero, prima che arrivasse il Verde del Dolce Stil Novo.


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