lunedì 21 gennaio 2013

Autunno del Medioevo a Castelfranco di Sotto (i Colori del Quattrocento alla fiamminga)




Primavera del '75, e nelle acque dell'Arno si rinnovano gli umori della nuova primavera, un po' di tempo dopo, con i Colori del Quattrocento visti allora nella terra, boccali rotti dalle monache castelfranchesi, agostiniane dei Santi Iacopo e Filippo, oggi nel cuore delle prospettive fiamminghe di Robert Campin, già sonoro Maestro di Flémalle, prezioso arredo degli interni di Tournai negli anni del trasognato Autunno del Medioevo conosciuto dall'archeologo giovane più o meno in quei tempi, nelle pagine di Huizinga, passione imposta ad una generazione.
La potenza della rete, la democrazia americana ce lo offrono in piena visione, al Metropolitan di New York, nel trionfo di girali o foglie di quercia, il puro blu della zaffera piena o diluita sul candore dello smalto illanguidito da paste nivee, mitica zaffera apparsa in quegli anni, per quegli anni, e poche altre volte in tanti anni di indagini nella terra, e di doni della terra, e l'uccelletto meno timido con l'Annunciazione di Bruxelles.
Anni 1430 e dintorni, anni di guerra e di Giunta di Tugio, e le monache di Castelfranco chiuse nelle mura e nella chiesa, nel castello amato e ormai perduto, non solo perché perdute sono le sue mura, a vedere il mondo come la Vergine di Tournai, chissà, e noi a veder loro, nella lente fiamminga, nei colori del Maestro di Flémalle.

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