mercoledì 23 maggio 2012

La tristezza dei guerrieri. Ritorno alla laguna


Il ritorno alla laguna è anche un viaggio nel tempo, nei giorni del Porto del Vino di Fonteblanda, dei nuovi amici e degli amici che non ci sono più, quindici anni dopo aver dato addio al porto sepolto sulla laguna che si perde sulle falde dell'Uccellina, e mira il Giglio e l'Argentario nei tramonti d'autunno, o quando il vento di maestrale arriva su spiagge deserte.
Da antiche diapositive, degli anni in cui Piombino era ospitale con la severa rivista amica dell'archeologia di Toscana e non solo, con l'amico disperso non si sa in quale nebbia che il mare porta nei giorni di vento umido, emergono, con i materiali delle necropoli scoperta trent'anni fa nelle pagine del Carchidio e nei faldoni degli Uffizi, ed ora sono quasi duecento anni che fu scoperta dove l'Istmo di Orbetello si carica di palazzoni infiniti, i due giovani dello specchio che si legge assai meglio nei giochi di colore che tanto amava Marcello per far raccontare storie sepolte al biancoenero delle immagini del 1954, o per celebrare i fasti delle vedute da satellite, quando la pioggia le carica di significato.
Dioscuri o guerrieri pronti al combattimento, o che dopo il combattimento varcano le porte dell'Ade, sono tristi ancorché dovessero mirare le gentildonne cariche di oro preparate per il banchetto profumato dai thymiateria, festeggiato dal vino del Tirreno o dell'Albegna, per l'eros sottile o impervio della iniziazione dionisiaca, con i vasi del Gruppo dell'Imbuto ad accompagnare una festa che era anche sofferenza.
E così è, sottilmente, la città sulla laguna, anche se il sole ne indora il poligonale ellenico applicato dalla maestranze mdella Repubblica di Roma, coloni latini giunti a presidiare il mare di Cosa e l'epineion (come dice l'archeologo quando fa il dotto) sulla laguna.

Nessun commento:

Posta un commento

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.