venerdì 27 aprile 2012
Storie di ciottoli terra monete (ritrovando antichi scavi)
Fatiche inaudite, di archeologhe sul cantiere, di uomini e mezzi, di segni di penna e cifre rigorose, con segni di grigio distinti dalla passione.
E poi gli impasti di terra che si aprono in tondelli di povero metallo, aspri di segni che appena appena svelano il loro mistero sotto il calore di altre e diverse passioni, e il professore amico che scevera i segni dell'Ottone di Milano e dei denari delle terre sull'Adige, un po' più tardi ma finiti un po' sotto, perché le monete, povere o ricche d'argento, non si gettano, anzi si tengono, se ricche d'argento.
E poi canta sua storia la zecca di Lucca, in tondelli miseri, quadrati, che si frammischiano a quelli sbriciolati di Normandia e poi, ormai nel pieno fulgore degli anni delle faide di comune, a quelli di Pisa, così simili e così diversi, la F e la H, a scandire i decenni del secolo romanico.
Fatiche diverse, impegni diversi, per far di una buca storia di Lucca del secolo XII, del comune che si forma, della plebe che diviene popolo, che seppellisce infine di terra e qualche tondello, anno per anno, tre metri di muro di ciottoli protetto da intonaco lisciato e lustrato da stilature (dice l'archeologo).
Storia di una città nel suo farsi, che le archeologhe appassionate dell'anno 2009 ci rendono nei colori e nei segni di grigio, di disegni e di tondelli.
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