mercoledì 21 marzo 2012
Il liquido canto del gallo
Suonavano i liquidi che uscivano dall'acquamanile di maiolica arcaica, con la cresta del gallo o chissà, disegni nel nero e verde del Medioevo, alternativa allo squillante suono del teutonico gallo di bronzo.
Suoni gorgoglianti, fra le mura francescane aperte alla vita della città, per i bacini in cui si specchiava Gentucca, bella per Dante, gli anni del Comune sfinito dalle guerre, cerchie e mura nella sfida infinita con Pisa, se non forse gli anni di Castruccio e dei suoi cavalieri d'Oltralpe, neri come i segni della morte di Montaperti, algidamente cortesi come li immaginavano i miniatori per Minnesänger.
Suoni per il giorno di primavera, il primo o il secondo, con la luce che vince le tenebre, il giorno sulla notte, anche se la terra è arida.
Suoni d'acqua per gli amici conosciuti nelle acque dei pantani, per quelli con cui fu condivisa la passione del lavatoio, storie risibili per alcuni, segni veri per altri.
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