domenica 15 gennaio 2012

Il castello a colori (Castelfranco di Sotto e le sue torri)





Si compie, in una sera d'inverno con luci di primavera e sapori d'autunno, il viaggio iniziato anni del secolo scorso, con Elisabetta e Daniele, e amici or sparsi qua e là, ma anche presenti, nella Porta a Catiana e davanti alle mura del castello sull'Arno, rilevate nel finire del Cinquecento per venderle, ché rinnovarle, diceva il Granduca attento piuttosto ai cespiti della Pescaia del Callone, sarebbe stata spesa inutile et gittata via.
I segni nella terra, l'antiporta ritrovata nelle carte dei Capitani e Padroni di Firenze, e, infine, nel segno dell'agrimensore lucchese del tardo Cinquecento, che vede l'Arme degli Etruschi e dei Romani divenuta rettifilo dell'Usciana, l'elevato, schizzo rapido che emoziona l'Archeologo Antico, memore della Challe del Callone ancora integra, nitido ordito di mattoni e pietre sull'Arno, in anni remotissimi di fanciullezza.
E il castello perduto, divenuto paese, ritrova nel segno dello schizzo lucchese e nel sogno degli archeologi che faticarono sui pochi mattoni superstiti dell'antiporta di Catiana, il colore perduto.

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