venerdì 30 dicembre 2011

Sanzanome giudice di Firenze e le geometrie delle Acque e del Vino




Le cronache del Duecento son lì, in preziose pagine che i benefattori di Toronto mettono a disposizione di tutti, mentre gl'Itali (direbbe Alfieri) affinano cavilli e controcavilli, visto l'articolo e considerato il comma, per scovare il diritto d'autore sulle pagine di Sanzanome, aedo della gloria di Fiorenza.
E dunque, dopo le pagine di Davidsohn, gli originali, lo scontro furente di città e di odi di parte sulle rive dell'Arno, da Bientina a Castel del Bosco, Pianezzole e Calcinaia, castelli costruiti per un giorno per furori civici, e in un giorno distrutti, nel luglio di un anno che si sfuma nelle facciate delle chiese romaniche, 1221.
E i tagli disegnati da Sara sulle immagini che sarebbero piaciute a Marcello, pagine di Acque e di Vino che rallegrano i giorni di dicembre, prima che il tramonto sui cariceti ricordi il passare delle stagioni, incontrano le cavalcate dei Fiorentini, di qua e di là dall'Arno; e l'Archeologo Visionario amerebbe tanto sognare che il ferro di cavallo finito sulle ghiaie di una strada ritrovata nella Trincea x alla US yz, fosse dei cavalli dei Fiorentini o dei Lucchesi, o dei Pisani e dei Senesi, che si trucidavano sulle rive dell'Arno, e poi tornavano a costruire cattedrali.

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