domenica 7 agosto 2011

Paesaggi dal cielo nella polvere della Valdera (Marcello e il metano)


Sarebbe piaciuto a Marcello, che da quasi due anni non è più con noi, e da due anni è sempre con noi, vedere nella polvere della Valdera, nei colori dell'ocra che virano sul grigio figlio del blu inaridito, il segno del fiume che esalta il suo insegnamento, nelle comodi immagini di Google e di Bing, del Geoscopio e delle Pagine Gialle.
Le voragini del tubo inaudito aprono la terra in paesaggi perduti, incomprensibili per l'archeologo che si ferma negli intrecci di ghiaie e argille, limi e sabbie che parlano di storie remote, di quando l'uomo non c'era, come cantava il poeta degli anni remoti delle elementari. Ma quando l'immagine dal cielo conversa con il sottile strato impastato di sigillate italiche e mattoni, velo tra limi gialli che furono limi azzurri, il segno dei coloni di Augusto, perso nei fiumi e nel fango divenuto polvere in questi giorni d'estate, si nutre della carne appannata nel marmo del monumento di Petriolo.
Fiumi e limites, le case di Bauci vagheggiate da Ovidio nei palazzi dell'Urbe, in un diaframma fra fiume e terra, in un giorno d'estate, nelle trattative sindacali per far sì che il nero tubo porti fuoco alla terra e luce (si spera) alla storia.

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