venerdì 12 agosto 2011

Il Campo dell'Oro duecentoventi anni dopo


Foto di gruppo con scavo, prima che la terra riprenda i suoi frutti, duecentoventi anni dopo e quattrocento metri più a levante del Campo dell'Oro, in un giorno d'estate dell'anno 2011.
Son diversi i partecipanti all'impresa, non il Mariti e il fattore del Balì, anno 1791, a far scavare a vanga il piano di smalto, cisterna d'età romana o che altro, nel Campo dell'Oro, accanto ai perduti resti della pieve di Triana, sulla via che era da Lari a Perignano; non il fattore e il Balì, ma il metano apre lo scavo, opera di uomini d'Africa e di Sicilia e di Toscana e di escavatori a condividere con l'Archeologo Zio – di nuovo anni dopo infiniti dove vide i segni di un povero villaggio del Trecento – la sorpresa e il mistero, davanti ai resti delle strutture sopravvissute dove si estinguono i segni dei coloni della colonia Iulia Opsequens Pisana, il kardo che penetrava fra rii e ruscelli che nutrivano di terra e di legna il fuoco per fare le case.
E poi l'alluvione o la frana, e poi chissà, con il filo del muro di tegole fratte e il pilastro impastato di povera malta, una traccia appena sulla terra e sul pavimento di frammenti consunti di tegole. La casa di Bauci, la tettoia della fornace, chissà ... un'immagine nella bottiglia, duecentoventi anni dopo lo schizzo del Mariti, visto trent'anni fa, schedato venti.
Tempi della terra, frammenti di storie che appaiono e scompaiono, un dì nel nero dell'inchiostro, oggi nel colore del fuoco e della terra, sotto il colore del cielo.

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