lunedì 4 luglio 2011

Chome lo Archaeologo andoe a Luccha per veder li pozzi (ovvero: viaggiare con il Sercambi)






Nuovi e misteriosi segni del suolo, vie tra l'Uomo e l'Abisso, scopre il Giovine Archeologo  con l'Archeologa Meravigliosa dove la Repubblica teneva a candir gli Aranci. E curioso l'Archeologo Zio, che è anche e soprattutto Archeologo Inferiore, muovesi (o vorria muoversi), canuto e stanco, a vedere mille e più anni di storie sognate e vissute volte infinite dischiudersi, inqiuietanti Penetrali della Terra e della Storia, attese di oracoli pizi degni dell'ermeneutica robertiana e dei settatori suoi, avvezzi a' miti rinfrescati da Isidoro di Siviglia e Contubernale di Caesaraugusta.
E dunque ritorna alle pagine tardogotiche del Sercambi – colori un po' sbiaditi della città fintocupa e fintoallegra di Pagolo Guinigi, tutta nel sorriso torbido di Ilaria – per programmare il viaggio. Non rombanti veicoli sfatti dai chilometri infiniti percorsi sule ghiaie e sulle Depressioni del Padule: son tornati di moda e di circolare i Pellegrini del Medioevo, allegri e festosi, un bel cappuccio per parar lo Caldo e lo Freddo, la botticella e il fagotto con tutto quel che serve per andar da Santiago a Gerusalemme; e a loro s'accoderà l'Archeologo Inferiore, sperando e sognando le avventure del Sercambi nei perigliosi passi di Valdinievole, dove lupi cignali malandrini maliscalzoni s'alterneranno in notti da dormire svegli. E al quarto giorno le meraviglie dei Pozzi e dei Pozzetti, segni della Vita ricavata dalle viscere della terra, segni della Vita Conclusa affidati alle viscere della Terra, fidando negli Spedali de' Poveri Pellegrini.

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