giovedì 19 maggio 2011

Forni per focacce e porchetta d'Etruria, rivisitando il Priapo di Marti


Travolto dalla birra dei Liguri, rossa di Padania o bianca, e scoperto il giorno dopo che (forse) anche gli Etruschi pisani distillavano alica da bere in poculi nati per imprigionare schiume gorgoglianti, l'archeologo che su antiche fotocopie ritrova i disegni del Conestabile ritorna ad inseguire su per la collina – con il rimpianto di aver poco apprezzato la bionda figlia della spelta di Pisa – l'antico Priapo di Marti, enigma che affonda nei sogni dell'ermeneutica.
E dunque i falli visti o sognati dal Conestabile sul forno a legna di Orvieto, posti a Tutela delle Pizze e del Fuoco benevolo generatore di spiedini e spiedoni, esiziale, se non infrenato dal Doppio Fallo, ai palazzi dei signorotti tra Albegna e Tevere, divengono plastici sogni da sovrapporre, opportunamente ruotandoli con i giochini delle immagini, alla trilobata pietra generata dalla Terra fra Chiecina e Ricavo, dove gli Etruschi bevevan birra e anche vino.
Sogni di birra, sogni di vino, o illuminazioni di un Dioniso rurale, che s'inebriava anche di birra, e di un Priapo segnato da mani etrusche, nella Collina Sospesa fra i Due Fiumi, benevolo amico di feste rurali con focacce e porchetta.

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