sabato 9 aprile 2011

Silvio e i taralli della Murella



Meravigliosi progressi della tecnologia, inusitati negli anni remoti quando occorrevano ore e ore per ammirar le terre di Garfagnana mentre svelavano i loro misteri: la nera pasta di Piari, forse pece, gli intrecci di muri del Monte Pisone e delle Carbonaie, storie di Apuani prima delle guerre.
Volano sul cellulare gli enigmatici e sobri resoconti di Paolo, giungono sul web le immagini di Silvio, che scava all'antica, per quadrati, in tagli rigorosi ormai diluiti negli spazi aperti che filano via sul caos, talvolta.
Buca e buca, di palo e di BOB (Bonifica Ordigni Bellici), concavità una dietro l'altra, depressioni come quelle della vita, sicure e incomprensibili, dopo il mare ordinato di ciottoli, mentre per una settimana l'asfalto si ferma, pietoso o da altre Sirene attratto, per lasciare le ultime gioie allo scavo della Murella.
E gli Etruschi che risalirono l'Auser per risalire i monti, scorgere da Pradarena e da San Pellegrino (e chissà quali Dei vigilavano allora sui passi che ora sentono sciogliere le ultime nevi) l'Eridano e le Alpi, sorridono ai due scavatori antichi e sempregiovani, ai loro minuziosi quadrati, al trillare di mestole che non sono trowels, gladi che affrontano una battaglia di pace. Regalano al loro impegno un quadrangolo di taralli, segno enigmatico che si aggiunge agli altri infiniti che il terrazzo sull'Esarulo propone.

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