giovedì 13 gennaio 2011
Il Prozac dei poveri lazzari del Settecento, nei giorni delle Emanazioni del Male
Chissà che fine ha fatto il mago Anubi, con i suoi incantesimi per le negatività ... giorni in cui le Emanazioni del Male (oddio, non ci allarghiamo troppo) scaturiscono come polle inverosimili qua e là, nella Terra dell'Auser, dove scorre gorgoglia spumeggia il fiume sulle ghiaie di San Filippo e fra i villaggi etruschi.
L'archeologo avvezzo alle frequentazioni di storie sepolte si stringe, come il contadino di San Martino che sta per ritrovare il degno prospetto alla sua ultima quiete – promesso dall'architetto non più in pdf a bassa risoluzione ma nelle meraviglie del lussuoso tiff – al Prozac del Seicento e del Settecento, la testa di Sant'Anastasio venerata alle Tre Fontane, mutila del corpo, libera dal fardello della carne, capace di dar tregua ai mali dello spirito, che anche allora non dovevano mancare, figli non solo della società dei tempi o dei contesti socio-familiari o socio-sanitari, generati anche dal disagio per sé e per gli altri (spesso per sé). Sacra Famiglia, raggiunta con l'infinita scansione di Avemarie del Rosario, e Sant'Anastasio ... metafora di un percorso dello spirito e della carne, chissà ...
E poi la Vergine di Guadalupe, meravigliosa india del Messico a competere sulla tilma che è anche raggiera con le Madonne d'Italia, devozione del 1680 o giù di lì, venuta dalla Spagna con San Pasquale Bailón e San Tommaso da Villanova e San Giovanni da Sahagún.
Sono anche queste le storie che l'archeologia racconta, e che l'archeologo vuol raccontare, perché i giorni che passa non siano solo ad esorcizzare le Emanazioni del Male. E al Male, San Venanzio ...
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