domenica 23 gennaio 2011
Il gruzzolo del Lucchese del Seicento
Dieci anni fra poco dacché Susanna scendendo negli avelli del San Martino estrasse fra i Segni della Morte i Segni della Devozione e i Segni della povera Mammona di un povero Lucchese del Seicento; e poi le fatiche laboriose di Rita, per lucidare i Segni, e infine le lucide intuizioni dell'allievo del maestro di monete, fra Padova e Udine, per far splendere in chiare sintassi di descrizioni a norma gli aggrumati soldini, duetti, quattrini, poveri spiccioli di Lucca e di Genova, che riduce a tipi del Cinquecento e Seicento, financo leggendovi l'anno.
L'archeologo che ha appreso a fazê renda, e anche tlemosyne (kai ti kynteron allo pot'etles) cuce nell'altra sua vita in pagine e figure le Parole che narrano i Segni, e apprendendo di monete di Lucca che vagano fra Cinque- e Seicento di qua e di là dell'Appennino, con le grandi L e le piccole LVCA, e s'aggrovigliano al castello di Genova, la Porta Soprana che echeggia od è echeggiata dalla Porta dei Borghi, segni di antiche amicizie mai sopite, per nemici comuni vivaci, conclude che alla fin fine il lavoro di Susanna, di Rita, di Lorenzo (e magari anche suo) a qualcuno potrà servire.
E pensa poi al nonno sepolto anni fa infiniti con il borsellino degli spiccioli, lire italiane degli anni Settanta, estremo avanzo delle sue fatiche di zappa, festosa gioia di una vecchiaia che prosegue nel cimitero di Castelfranco.
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