venerdì 27 agosto 2010
Verde archeologico d'estate a Santa Maria a Monte: l'erba del lavatoio, la maledizione della pagoda verde
È il verde il colore dell'archeologia nell'estate del 2010 a Santa Maria a Monte: il verde del prato che copre e vigila i segni di Sant'Ippolito d'Anniano e il primo fonte battesimale cruciforme di Toscana, scavato in un anno dall'impegno di un gruppo di amici dieci anni fa, crepuscolo di una generazione di appassionati e alba di una nuova generazione, ancora in formazione ... l'agosto del 2000, con festosi amici che s'affannavano a trovar la facciata della prima pieve sull'Arno, delineata da pochi resti di muri e dai molti cadaveri dei contadini del V e VI secolo.
E poi il verde che ha rigenerato il lavatoio di Valle Fontana, dove è ancora possibile illudersi che la falange di villette a schiera che scende per la costa della collina non turberà mai il suono delle acque della fonte perenne, la fonte secolare che nel X secolo fu Asulcari e castello, e oggi il verde assimila al colore del prato; la ferita dello scavo del 2004, che generò rinnovata passione – era il settembre – e rinnovati entusiasmi, ha trovato architetti intelligenti e pazienti, che con l'aiuto della verde forza dell'erba hanno musicato del rosso del mattone ottocentesco il molteplice gorgogliare delle acque e dato forma ai sogni degli archeologi, allo snello libretto che celebra il loro lavoro e la loro passione.
E verde è anche la pagoda (stupenda citazione da un amico) che celebra ritrovate dee (le Dee delle Fosse di Campana), sulla vetta che domina la fiorita collina tosca, dove un vescovo di Lucca strappò terre e case al pievano filogino per farne un castello a segno del suo potere sulla via verso Roma e che vide pievi di vescovi, castelli, assalti, macerie. Ninfe son queste, le Dee delle Fosse di Campana, Ninfe son quelle delle Fonti, che ancora a Valle Fontana s'illudono di rivedere le povere Santamariammontesi dell'Ottocento, a perdere nel lavatoio i bottoni e le medagliette di latta che gli archeologi ossessionati dai segni del passato ritrovarono nei fervidi giorni del settembre 2004. Il culto è diverso, agreste, nelle acque, celebrato da possenti monumenti sulla Rocca ... ma i possenti monumenti scricchiolano sotto il peso delle carte e dei contratti, e gli archeologi che sognavano i propilei della Pagoda delle Ninfe delle Fosse di Campana per addobbarli delle loro imprese, narrate in quattro anni, a puntate, agli amici del Valdarno, si rifugiano per sfuggire alla Maledizione della Pagoda Verde sulla riva dell'Arno, dove solo la Purezza del Pensiero ricorda Sant'Ippolito e il primo fonte battesimale di Toscana, o ad attendere che dalla Fonte esca la Ninfa, ad innamorarsi del gorgogliar dell'acque, ad aspettare il sorriso stanco della lavandaia venuta dal castello.
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