giovedì 18 marzo 2010
I Misteri di Ghiaia della Terra dell'Auser
Sono meravigliosi gli strumenti dell'archeologia preventiva: remote sensing, field survey, georadar, con quest'inglese assillante che è come il tedesco dell'Ottocento, rende tutto tecnologico, conditi da un po' di anamnesi sui dati d'archivio, e raffinati da GIS, CAD, funzionali a PIT, PUT, PAC ... ma quando un dente di un metro e quaranta affonda nelle macerie di discariche remote e recenti, e poi in limi tutti uguali e tutti diversi, allora i raffinati studi sull'essere e sul non essere, sul rischio archeologico, sulla teoria delle probabilità, i professori e i loro allievi, e la Regione con tutti i suoi rituali violacei, finiscono nelle mani di un'archeologa cotta nelle acque delle piogge e delle nebbie, ripassata (in senso culinario) nella padella del sole del Leone, essiccata dai venti di tutti e quadranti, per divenir capace di cogliere l'attimo fuggente in cui capire che la ghiaia che la Terra dell'Auser ingloba non è fiume, ma fatica dell'uomo.
È brava Serena, in un mondo di GIS e CAD, a fermarsi al momento giusto, a balzare nella trincea, a pulire ghiaia che sembra ghiaia e invece è Dio sa cosa, condita come è da cocci di remota manifattura umana, immersa in canali che non sono segni di UFO, ma segni di Etruschi o altri remoti frequentatori di questo frammento della Terra dell'Auser, sfuggito a un cimitero e a un ISI per essere sepolto sotto una nuova strada, ma non prima di aver offerto un suo nuovo mistero all'archeologo inquieto, sfinito da GIS e remote sensing, che deve lavorar parecchio, dietro il cimitero di San Filippo, per ridare al suo paesaggio la ghiaia sparsa per venti e più metri nei canali incisi da dita diaboliche nel limo dell'Auser. È il bello dell'archeologia, quando studi e scavi non danno risposte, e l'enigma rischia di divenir mistero, direbbe qualcuno, anche se i Misteri di Ghiaia della Terra dell'Auser affascinano solo il povero archeologo che si perde nella periferia di Lucca, e le sue compagne di viaggio.
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