sabato 12 settembre 2009
L'occhio sull'(altro) Rinascimento
Senza gli orpelli di intonaci, stucchi, affreschi, sono miseri i muri del Rinascimento, fatti di frantumi eppur solidi nella 'maniera moderna' di costruire, inauditamente memore dell'opera incerta romana. Poi stipiti ed archi di pietra, e il rigore dei marcapiano, li nobilitano e li occultano.
Tocca all'archeologo trovare l'altro Rinascimento, non sempre nel nitore di cantieri lucidati ... par quasi fiero del fango schizzato fino ai capelli l'archeologo che scopre il farsi e le radici del quasi palazzo lucchese, in un intreccio di puntelli, sfuggendo la trappola degli apparati igienici che nutrono le viscere della terra degli avanzi degli uomini e delle cose (i pozzi neri a perdere, intreccio inestricabile fra vita e storia).
Poi si luciderà in un nobile diagramma di strati l'intreccio di fango e liquame, e se ne distillerà (si spera) una pagina di storia, di un Rinascimento raccontato dalla terra come lo raccontano le pagine dei conti, su cui un occhio appassionato può vagare appena appena scendendo al suolo, dalla finestra aperta al filo della strada.
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