lunedì 13 luglio 2009

Il porto sepolto: ancora sul Porto della Formica



Per il povero archeologo di ascendenza classica, nato fra poche fonti e molti cocci, non sempre è facile muoversi fra molte fonti e pochi (o tanti) cocci: l'abbondanza delude, e può capitare che il monumento scavato sia diverso dal monumento disegnato. Ma l'attenta opera dell'Urbanistica Partecipata di San Concordio, una volta tanto, coniuga la forza del piccone (meglio: escavatore) con la chiarezza della mappa. Il piccolo, enigmatico dente del bacino perduto della campagna di Lucca, placide acque che evocano immagini del Domenichino, appare al margine dello scavo, parto felice della tenacia di appassionate archeologhe. Il muricciolo di contenimento, gli ormeggi: tutto, in scala minore, minima, ma immagine ritrovata sotto la terra dalle carte del Settecento.
E il sogno che dal Porto alla Macchina del Gas si aprano nuovi spazi, che rammentino storie antiche di campagne e di officine, perché la memoria del passato sia anche, aiola minima in aree affollate, segnata dalla traccia dell'uomo. Anche il Porto della Formica è un Segno dell'Auser.

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