domenica 15 dicembre 2024

Il cavaliere in cantina (CIL XI, 1326)


 Giorni freddi, inverno pieno, in tutti i sensi. 

Non c'è più da scavare, non è detto che sia un male, e piuttosto si può scavare nella memoria, meglio se di un disco rigido. Più affidabile, meno scomoda.

Non c'è meta, navigando fra immagini accumulate, il vento del Caso porta dove vuole, chi lo sa. Emozioni e ricordi non hanno rotte da seguire.

Ed ecco allora riapparire un'immagine delle ultime visite nella Cantina, custode di ogni inattesa scoperta, la Cantina del Museo Archeologico, quando era costola della Soprintendenza uccisa.

Il cavaliere un po' soldato e un po' esattore, C. Lepidius Secundus, l'iscrizione non è scomparsa, era lì, in cantina, finita chissà come, CIL XI, 1326. Dedica alla Luna, da Luni, forse di Luni anche lui, ma della tribù Palatina, Pflaum, la Prosopographia, tutto si accumula in un attimo.

Nel buio della cantina, una illuminazione sbilenca, una foto al volo, un ricordo, per ritornare alle iscrizioni di quelle terre, terre di confine, passioni e controversie per la carriera di Titinio Glauco Lucreziano e dei suoi patroni, per le dediche dei cavatori e dei cavalieri.

Memorie di carta, che per un attimo ritornano di vita. 

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