venerdì 11 agosto 2023

Sognando con Apuleio, fra taverne grotte briganti




Ci vuole l'erudito di Prato, Innocenzo Bonamici, con le monete trovate dal suo contadino un po' sopra il Bisenzio, a Pupigliano, anni della Colombaria, da lui presentate ai Colombi e rilette per presentarle agli amici a Ferrara, discutendo di topografia antica in giorni appassionanti, per risvegliare le letture di Apuleio ...

Quante volte lette e rilette le storie di Lucio, per immaginare dai suoi racconti di strada la taberna che Alessandro e gli amici di Capannori scavarono ai Martiri Lunatesi, e fantasticare (ma non troppo), che alla fin fine la casa di Panfila e Milone, nella straniante Hypata, altro non era che un B&B o taberna deversoria, e che l'amore folle di Fotide altro non era che una forma di servizio aggiuntivo offerto all'ospite, incluso nel prezzo. Povero Lucio, così convinto del suo fascino ...

E i briganti ... briganti e grotte dappertutto, nel romanzo si può dire ciò che l'imperiale propaganda nega a lungo, che dappertutto ci sono briganti, il disagio sociale colpisce l'onirica Grecia di Apuleio come l'Italia del II secolo.

E poi si ammette per celebrare successi. L'eroica pattuglia di marines, si direbbe oggi, anglomanieggiando, che sbaraglia i briganti al Furlo. Eh sì, i tempi son quelli, Filippo l'Arabo, le tre monete di Pupigliano, così legate all'anno cupo di un millennio celebrato, Ludi Saeculares e bestie esotiche, l'imperatore con il figlio che garantisce per l'effimera dinastia.

E se sono briganti che si muovono sull'Appennino, lungo il Bisenzio, arrivano nel Pistoiese e a Capannori, rubbano et ardono, è certo che devono trovare rifugio nelle grotte. E dove, se non nella Garfagnana, piena di rifugi che gli amici di Castelnuovo sfruculiarono in tempi antichi, quando tutti eravamo giovani, e loro anche baldanzosi e pieni di attese. Quaranta anni fa anzi di più ...

Le poche monete della Grotta delle Cento Camere, perfettamente combacianti, ancora Filippo o al più tardi Decio, e quelle molte della Piella, presa per luogo di culto e magari semplice comodo anfratto da cui partire per incursioni nelle prime propaggini dei monti tusci.

Seguendo il sogno di Lucio. Forse molto più concreto di quanto si sogni.

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