Bisogna ritornare a Vagli, Sant'Agostino, dieci anni dopo, per vedere l'unicorno, riconosciuto nella pietra, reso attraverso gli occhi del marmorario di montagna che intorno al 1100, decennio più (probabile) o decennio meno lo rifaceva in compagnia del leone, in boschi geometrici. dopo averlo studiato in qualche capitello di tre secoli prima.
E si è anche scritto, più o meno garbatamente, seguendo il flusso del pensar corretto.
Ma ora che la rete ci fa sfogliare le meraviglie del Fisiologo di Berna, o di quello di Bruxelles, s'ha da ripensare l'unicorno, illusione ottica di una veduta di puro profilo.
La virile possanza dell'animale che a Vagli affronta il toro poco s'addice, in effetti, alla mansuetudine che mostra lasciandosi carezzare dalla vergine ... di certo chi aveva letto il Fisiologo mai avrebbe riconosciuto in questa linea il segno del piccolo animale monocero.
E dunque il magister marmorarius di Garfagnana, amico di quello che effigiava paladini, anch'essi assai virili, altro non vedeva nel capitello del suo predecessore di trecent'anni prima che la bestia sola capace di affrontare il leone.
Il toro.
Tori e leoni che cozzan fra le selve, come nei mosaici degli anni di Giustiniano.
Nessun commento:
Posta un commento
Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.