mercoledì 12 gennaio 2022

Il sarcofago, il pievano, la contessa. Un romanzo da Roma a Berlino, con soste a Vicopisano e Firenze





 Già si è sognato del sarcofago di Vicopisano, la storia di un filosofo e proprietario di vigne e oliveti, e del viaggio da Vicopisano alle dolci colline di Firenze e infine alla Germania, lontano dalle itale terre ma onorato di raffinati studi. Chissà se è stato un male, chissà ove sarebbe, nelle terre che l'Arno lambisce ...

Ma si ritorna, per capire, capire, capire ... e rimuginare che Vicopisano era terra ove si raccoglievano, nel Quattrocento, assai anticaglie, che descrive, se iscritte, il mitico Ciriaco ... ah, quel sarcofago strigilato con iscrizione in greco fa capire che c'è poco da vagheggiare. L'Arno faceva arrivare memorie di Roma, di certo, giacché la storia di Achilleus Epaphra e di Geminia Myrtale sa più di Urbe che di Valdarno.

E dunque c'è da arrendersi, a Roma è iniziato il viaggio del cavaliere o senatore dell'anno 270 o poco dopo, fra vigne e oliveti, e poi la sosta a Vicopisano, e poi di nuovo in movimento ...

«Procurai di ottenerlo», scrive il Targioni Tozzetti, pudibondo del mercimonio e dell'omaggio al marchese Rinuccini. Ma la cosa non era sfuggita ai Vicaresi, se quasi un secolo dopo se ne fece parte del contenzioso con gli eredi del pievano Banti ... Ah, Google Libri e i suoi benefattori, che ti fanno scoprire la 'distrazione' del sarcofago, e il conteggio del suo valore. Un bel contenzioso, si parte dagli olivi di Vico e si arriva al sarcofago ...

Il sarcofago, il pievano, il naturalista e antiquario, il marchese, il Settecento; e poi il foro toscano della Restaurazione ... Primo capitolo.

E intanto ancora viaggiava, il sarcofago. Sempre beni Rinuccini, ma in villa, addobbo con il più celebre cugino apparso a Empoli, il vero 'sarcofago Rinuccini', il celebre. E invece assai in ombra il cugino vicarese ...

E cambia proprietà, i Peratoner, i Pelken, con o senza il von ... anche il fratello maggiore si dilegua, una storia complicata, in America e poi a Berlino. E tutto si ricongiunge, a Berlino, perché il barone von Pelken aveva pensato bene di liquidare anche il secondo, ultimo pezzo.

Forse non era allegro, nella villa sulle colline di Firenze, Friedrich Wilhelm Viktor von Pelken, se la sua storia è quella raccontata dal bisnipote, con la moglie, la contessa Olga Komarovskij, che su quelle amene pendici di Fiesole diede alla figlia un fratello dal capo giardiniere (sic), variante toscaneggiante di Lady Chatterley. Gli anni son quelli, 1910, il viaggio dei funzionari per approvare nonsicapiscequanto l'esportazione. Ma poi il bollo non c'è. Chissà che cosa sarà successo. Secondo capitolo.

E ringraziando Google Libri, tre storie ha da raccontare il fregio istoriato, quella di chi lo volle, del pievano e del Targioni Tozzetti, del barone von Pelken e della contessa Komarovskij. E anche del capo giardiniere ...

domenica 9 gennaio 2022

La scacchiera e il triangolo Lucca-Qatar-Norvegia





Sere di pioggia, pensieri di gennaio, quasi nevica ... e all'improvviso navigando altrove, appare nel museo del Qatar la sorella, o la cugina,  della pedina del Cavallo di Lucca, sono più di vent'anni, Cortile Carrara, '99, ed è ancora lì, dopo che fu celebrata adeguatamente, da care amiche, quando i musei vivevano. O almeno così pareva.

E si ritorna a percorrere scacchiere, dal deserto dove è giunto dalla Sicilia, dicono, alla bella conferenza di Lucca, e poi si aprono le vele al vento, per ritrovare Venafro, e qua e là, e poi, volando senz'ali e con le regole del Cavallo, un po' avanti e un po' di lato,  nella magica scacchiera della rete, si arriva in Norvegia ... siculo-normanno è detto nel Qatar, arabeggiante dai figli dei Normanni. Straniero è più bello, chissà ...

Si viaggiava, nel Medioevo, e si giocava, e si commerciava. 
 

sabato 1 gennaio 2022

Ritornando alla Terra dei Quattro Fiumi, con il Maestro di Anghiari ...








Un bel libro di un antico amico, Valerio Vallini, Santa Croce e Staffoli, e subito si ritrovano storie della Terra dei Quattro Fiumi ... mai dimenticate, invero ...
Terra di villaggi che divennero castelli, castelli e terre da rivedere con il magico drone del Maestro di Anghiari, con l'elegante parata di insegne araldiche che trasformano il sangue della guerra in colori di bandiere, da esibire in battaglia e nel trionfo sulla città sconfitta e vilipesa.
Ma non questo segue l'antico archeologo, pur curioso di stemmi e cannoni dell'anno 1460, o giù di lì ... ancora non sono giunte le torri della Transizione, tutto sa molto di balestre ancora.

No, sono i fiumi di Toscana, e i castelli che li affollano, e si allungano sulle colline e sui monti a guidare il volo.

Conosceva Pietro del Massaio, di certo, il pittore di cassoni, e in due riquadri fa vedere tutta o quasi la terra della Repubblica di Firenze, all'ombra della famiglia signorile. Attenta al mare, torri alla foce dell'Arno, San Piero a Grado, il Porto Pisano, attenta alle mura delle città, Firenze e Pisa, colorate dei colori dell'Autunno del Medioevo.

Un po' vaga sulle castella del Valdarno e di Valdera, ma non importa ... un castello vale l'altro, si perde un po' nelle nebbie, il cavallo alato del Maestro di Anghiari è troppo impegnato a seguire fanti e cavalieri, tende e condottieri.