giovedì 14 ottobre 2021

Ritorno al Chiarone, passandolo sul Ponte del Diavolo

 


Splendidi doni la Regione Toscana, qualche volta, con il suo CASTORE, che ti fa navigare nei colori del passato, senza il tedio delle parole. Solo immagini, lumi, geometrie e un po' di poesia, quando il geometra agrimensore indulge al vedutismo, e descrive le terre di Capalbio non per misure, ma volando su paesaggi di confine.
E si sofferma, memore delle ruine tanto amate dai suoi contemporanei, in tocchi veloci degni del Magnasco, che di certo non conosceva, a lumeggiare le arcate del Ponte del Diavolo, uno degli'infiniti segni del passato che le Maremme ancora vedevano, prima che le pietre finissero nelle nuove strade o nelle ferrovie. Laicamente dimenticando per il frastuono del treno superstiziosi rispetti per le inquietanti meraviglie del passato. Diverse, diaboliche.
Sarà realistico, e perché no, o un sogno del geometra rustico, ma quanto basta per ritornare al campo degli asparagi, fine del millennio, tre anni di affannose e festose ricerche sull'Origlio e sul mare, con generosa compagnia e scoperte continue.
Poco aggiungono agli archi al rettifilo dell'Aurelia e poi Origlio, ma solo ad averlo saputo quando si scrutavano le zolle nel campo degli asparagi, pagina 246, figura 1.16 ...

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