giovedì 6 maggio 2021

Ritornare sui passi di Gentucca. A Lucca dal Mar Nero, per poi andare in Spagna

 


C'è differenza fra il simile e l'uguale, molta e bisogna ammetterla, se c'è e quando si riesce a vederla.

E così, per caso, l'anfora del San Francesco di Lucca, metà circa del Duecento, vista assai simile a quelle di Sicilia e dei regni normanni, diviene quasi uguale, e forse senza il quasi, all'anfora del relitto di Novy Svet, o piuttosto Novyj Svet, dacché la Crimea ha ritrovato la Madre Russia che la liberò dai Tartari. Ma agli Ucraini ora piacciono i Turchi che li facevano schiavi e li mettevano ai remi. Ognuno ha i suoi gusti.

Nave pisana, e fascinose storie di battaglie navali con Genovesi nel mare di Crimea, 1277, dicono coloro che l'hanno vista nelle acque del Mar Nero, ma forse anche prima, sussurra il gruzzolo di Manuele imperatore di Trapezunte. E questo è adatto all'anfora di Lucca, rotta quando si faceva il San Francesco, affondata in Crimea quando Pisani e Genovesi guerreggiavano sulle acque che ancora non avevano visto il Turco trasformarle in via del dolore per i Cristiani delle steppe, e neppure la peste. Anni di Manuele Comneno sire di Trebisonda o poco dopo non si saprà, ma bella la graffita tirrenica fra vasellame di cui l'archeologo di terre di Toscana tutto ignora.

Suggeriscono i dotti di Kiev, forse a ragione, anfora di Spagna, o meglio di Catalogna, anche se quelle di Paterna sembrano un po' più tarde, ma chissà. Un mare piccolo, il Mediterraneo, anche nel Duecento. Ars longa, mare breve.

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