martedì 15 dicembre 2020

Abitare alla longobarda

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Mesi e stagioni di fatiche, per Elisabetta e Susanna, venti anni fa, la Loggia dei Mercanti, il cuore di Lucca. Fabbri e fucine per metri, e infine, negli abissi, un barlume dell'Alto Medioevo così cercato, in quegli anni remoti.

Si sta chiudendo, i fondi di bottega vengono messi a liquidazione, già si era detto di quel monolocale datato al nascere da una placca per cintura, alla sua metamorfosi in bilocale forse con porticato, chissà, nei tempi di mitiche brocche che nel beccuccio hanno il sapore degli anni longobardi. Forma amata da chi stampigliava i barbari impasti e da chi modellava le pentole memori degli ultimi anni dell'Impero, preparazioni alimentari semiliquide, chissà ... sarà la fine del VII secolo, sospetta l'archeologo, se Roma insegna ... Quanti chissà.

Ma per ricostruire il monolocale riscaldato da un focolare appena decentrato, non occorre andare a Roma. Si è atteso venti anni per raggiungere Pistoia, e gli acquisiti del medico del re, anno 726, il vir magnificus Gaiduald, mulino nel suburbio di Pistoia con corte e sala, «pedeplana, muris circumdata, scandula coperta». Abitare alla longobarda a Lucca negli anni dei ghirigori di marmo, un monolocale pianterreno detto sala, coperto di legno, perché traccia non v'ha di altre coperture, opera Gallica, venticinque scandole per una tegola. Ma con riscaldamento. I lussi degli anni di Cuniperto e Liutprando, anche un bagno caldo ci si poteva fare. Qualche volta letale.

 





 

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