mercoledì 31 ottobre 2018
Il fascino inquietante delle figure in rosso. Da Dempster/Buonarroti a Loüys/Barbier
Occorreva navigare fra gli scogli del Dempster, partendo per inviti di amiche e poi curiosi di scorgere, fra spigoli di pagine e anfratti di citazioni, luci rinascimentali con colori barocchi. E le immagini, segni incisi generati dai segni tracciati delle figure rosse, risorte un po' alla Tiepolo, o alla Magnasco, guizzi da sfogliare con le vibrazioni vocali di Vivaldi.
E poi a caso, fra oceani comodi con schermo e tastiera, il vento porta ai suoni di Debussy, ai tocchi Art Déco di Georges Barbier, donati da Gallica, fiera delle glorie di Francia (ahinoi, ahinoi, Carlo VIII è sempre lì, con qualche Ludovico il Moro qui). Poemi Conviviali glamour, Les Chansons de Bilitis di Pierre Loüys, iconografie d'après il Pittore di Meidias e i Kertscher Vasen, per un viaggio a Mitilene a salutare Saffo o piuttosto Daphnis e Chloe.
mercoledì 24 ottobre 2018
I confini a Trento. All'ombra dell'antico maestro.
Si ragiona di confini a Trento, in giorni d'autunno irrorati di sole. E si divaga, dai gromatici e dal loro lessico arduo, illeggiadrito da miniature che fanno sognare di paesaggi remoti, ai cippi del Settecento, storie di lungo periodo in mappe altrettanto fascinose, schemi che si ripetono ma sempre diversi.
Confini segnati da forre di Maremma, l'una vale l'altra, da rupi parlanti che divengono monumentum aere perennius, o persi sui crinali degli Appennini, memorie di cesure fra popoli antichi, Liguri Etruschi, Celti, rimaste nelle mappe catastali dei municipi romani, per sopravvivere fino all'Alto Medioevo.
Confini che separano o che possono congiungere, i santuari di confine, le fiere e le feste, confini impalpabili o netti, ma non per i pastori che divagavano sull'uno e l'altro versante di monti solo per noi impervi. Molto pervi, spesso, e la zuffa la rissa il conflitto potevano nascere da una conca erbosa oggi dimenticata raggiunta dall'una o dall'altra valle.
Tutto fra amici che si ritrovano, all'ombra dell'antico maestro, ora che i suoi remotissimi allievi dei giorni pisani di un secolo che fu sono al volgere del cursus.
Confini segnati da forre di Maremma, l'una vale l'altra, da rupi parlanti che divengono monumentum aere perennius, o persi sui crinali degli Appennini, memorie di cesure fra popoli antichi, Liguri Etruschi, Celti, rimaste nelle mappe catastali dei municipi romani, per sopravvivere fino all'Alto Medioevo.
Confini che separano o che possono congiungere, i santuari di confine, le fiere e le feste, confini impalpabili o netti, ma non per i pastori che divagavano sull'uno e l'altro versante di monti solo per noi impervi. Molto pervi, spesso, e la zuffa la rissa il conflitto potevano nascere da una conca erbosa oggi dimenticata raggiunta dall'una o dall'altra valle.
Tutto fra amici che si ritrovano, all'ombra dell'antico maestro, ora che i suoi remotissimi allievi dei giorni pisani di un secolo che fu sono al volgere del cursus.