Antiche storie, quasi trent'anni, Paolo Palazzo Bernardi poi Ansaldi, e ogni volta lo sguardo di Bellotto e San Martino. Sepolte storie del secolo IV, brevi rinascite, per pochi (il rancore sociale, anche allora), e un vetro superstite quel che basta, tre figure tre frammenti, il cavaliere il cinghiale il cane. Più di tutti, il cane.
Una
splendida mostra, a Firenze, di rarità sublimi, per appassionati, cercare un po', fra loe vetrine affollate di trasparenti seduzioni, per una storia lucchese d'età teodosiana, aristocratici o vescovi in una massa di cocci e terre nere.
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