giovedì 9 novembre 2017
Il relitto dell'aerarius
Segni color dell'oro, ma bronzo puro, per chiavistelli anelli ami chioderia assortita aghi da rete, oscuri ritrovamenti di cinquant'anni fa, alveo del Bientina, chissaccome chissaddove.
Studi remoti di antichi indagatori, e appare appena appena che gli anni son più di quindici dacché si discettava di pesca guardando l'Alto Tirreno, da Rosignano, archeologia subacquea ma anche di fiume, l'Auser, i suoi pescatori, barchini e barche, pesi da rete di fogge variegate, i delfini di Fossa Nera.
Segni remoti, tanto da svolazzar fra i sogni.
E la stele dell'aerarius, che celebrava in versi trimalcionici (così si scrisse) il suo sogno riuscito di immortalità o quasi, affidato ai segni scolpiti e alle lettere, in prosa e in versi, il fabbro bronzista del territorio di Florentia, per risuscitare i segni color dell'oro ma bronzo puro, salvato da terre umide, senza patine, oggi sepolti se non in qualche immagine.
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