Gialli fiori in mazzetti, di Moustiers di Provenza o rivissuti da ligure pennello, eleganze del Settecento lucchese, forse le maioliche di Marsiglia, finite in frantumi per i triboli di sguattere (e pronto è il Crespi all'acquaio) e per le magiche mani di archeologhe, lavati da archeologi un po' stanchi ma ancora curiosi quarant'anni dopo i primi lavaggi, per una primavera stanca come chi l'affida ad immagini in bianco e giallo. Ed è la sesta per gli esausti Segni dell'Auser, appena rinati nel Frizzone, acque calde o fredde, chissà, ma precoci di gigli d'acqua.
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