giovedì 5 febbraio 2015

I fiori dell'archeologo per Michele e Caterina




Segue il giallo della cometa dal cuore bianco e rosso nel blu di un notte d'inverno, l'archeologo stanco, e naviga sull'onda di Google fino a Los Angeles, J.Paul Getty Museum, i meravigliosi 17 mega di un'immagine .jpg in cui ritrovare le luci del suo remoto frutto dell'umidità lucchese, quante cose imparate nel cantiere Casanova, in Via Sant'Anastasio, 1985, trentadueanni non ancora, sembrava maturo, oggi un infante.
Estenuata bellezza di una Santa Caterina che sarà di certo Caterina Buonvisi, con quel pezzo di legno in mano che le rammenta sofferenze onomastiche, aria assorta di Michele, con i colori del vaio e del rosso, e il miglior pittore di Lucca sotto mano. Tanto migliore che il tondo è finito a Los Angeles.
E benché l'archeologo sia figlio di anni Settanta, e riconosca nelle sue terre e nei suoi cocci le storie dei ceti subalterni, miserie sofferenze speranze disperazioni pestilenze i giorni belli feste rurali senza pittori fiamminghi, sa anche che i colori della storia sono dipinti dai ceti dominanti. Tessandori contadini braccianti al massimo nel nero sbiadito di libri di debiti e di tasse, il Membrini a dar gloria eterna a Caterina e a Michele, alla cometa dei Buonvisi e al vaio dei Guinigi. E tanto erano affezionati, i subalterni di città e di campagna, che si compravano anche i piatti con l'arme dei Guinigi, mentre vedevano passare la storia a cavallo, con Carlo VIII e le disgrazie d'Italia.
E l'archeologo estenuato anche lui, con l'aria un po' così che ha Michele, s'aggiunge a tessandori e zappatori, e allieta le fauste nozze dell'anno 1496 (si dice) con piatti freschi di bottega dei due fiori del vasaio di Lucca, or che frammentini di nastri e di petali incisi in bianco ce li hanno asseverati terra di Lucca.
Fiore a otto petali, fiore a sei, descrizioni ardue.
In attesa di una bella mela, mistica o carnea allusione da mordere nei 17 mega gentile disponibilità del J. Paul Getty.


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